dal 1955 monte livata e’ la montagna della capitale
Monte Livata è una località montana situata nel comune di Subiaco, in provincia di Roma, nel cuore dei monti Simbruini, a circa 1.400 metri di altitudine. È una meta popolare per chi cerca un rifugio dalla vita cittadina, grazie alla sua bellezza naturale e alla varietà di attività all’aria aperta che offre.
Attività invernali
Durante l’inverno, Monte Livata è famosa per le sue stazioni sciistiche e le piste da sci, che attirano sia gli sciatori esperti che quelli principianti. La zona offre anche opportunità per il sci di fondo, snowboard e passeggiate con le ciaspole, rendendola una meta perfetta per una vacanza invernale. La presenza di rifugi e strutture ricettive contribuisce a renderla molto apprezzata anche per un weekend sulla neve.
Attività estive
In estate, Monte Livata diventa una destinazione ideale per escursioni e trekking, con numerosi sentieri che permettono di esplorare il paesaggio naturale dei monti Simbruini. È possibile fare passeggiate immersi nei boschi di faggio e conifere, con vista panoramica sulla valle e i paesaggi circostanti. La zona è anche ideale per il mountain bike, grazie ai suoi percorsi che si snodano tra la natura.
Natura e fauna
La zona è conosciuta per la sua vegetazione rigogliosa, caratterizzata principalmente da faggi, abeti e querce, e per la fauna locale, che comprende cervi, caprioli, cinghiali e una vasta varietà di uccelli. La biodiversità rende la località una meta perfetta anche per gli appassionati di fotografia naturalistica e per chi cerca un’esperienza di tranquillità a contatto con la natura.
Storia e cultura
Subiaco, di cui Monte Livata fa parte, è famosa anche per la sua storia e per il Monastero di Santa Scolastica, che sorge nella valle sottostante. La città ha radici molto antiche e si dice che sia stata fondata nel IX secolo. Il Monastero è un importante luogo di culto e un punto di riferimento per il turismo religioso nella regione.
In generale, Monte Livata e Subiaco rappresentano una destinazione versatile, ideale per chi ama sia l’avventura all’aria aperta che il relax in un ambiente naturale e tranquillo
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LA VERA STORIA DI MONTE LIVATA DA CICOLINI GIUSEPPE
DA “OLIVATA” A MONTE LIVATA: TRADIZIONE, STORIA E MEMORIA
“Carrellata” e testimonianza.
di Giuseppe Cicolini
LA TRADIZIONE PIU’ REMOTA
Da Piazza Santa Maria Della Valle – nucleo storico di Subiaco- parte una strada diritta e
in salita: VIA DELLA MONTAGNA.
La “montagna” è il complesso collinare, montano e di pianori
che da sempre è LIVATA.
Altri potranno descrivere la “zona fito-climatico-altimetrica” in cui si trova LIVATA,
precisando che siamo nel “FAGETUM”, zona mediana tra “Castanetum” e “Picetum”.
Ma questa è nozione da manuale. Oppure si può optare per la storia documentata
puntigliosamente…
LIVATA DELLE PERSONE LEGATE O APPASSIONATE DELLA MONTAGNA
Noi vogliamo percorrere liberamente, con memorie, fantasia e tanta adesione del
sentimento, LIVATA delle persone, dei ricordi e delle fantasie. Cercando di non
dimenticare niente e nessuno: una bella pretesa!
Gli amici del Nord che venivano a Livata dicevano: ”Queste non sono vere montagne!
Le vere montagne sono nelle Alpi…le Dolomiti…”.Ma è proprio questo il loro fascino
…e ad un’ora di auto da Roma!.
La scena più fantastica è la Bandita del passato, ancora senza l’anello asfaltato e non
edificata? Un giovane pastore che attraversa a cavallo, galoppando in diagonale, la
grande spianata …sembrava un sogno.
Il Sindaco Scarpellini s’infuriava quando leggeva su qualche giornale che Subiaco
aspirava allo sviluppo turistico…quando a stento una “corriera polverosa raggiungeva il
borgo dell’Alto Aniene una volta al giorno”… Scarpellini ribatteva, anche attraverso i
corrispondenti locali dei giornali (allora riuniti in associazione) che Subiaco aveva molti
meriti, che è già un polo di attrazione… ma lo sarà di più, adesso che sta per essere
“lanciata” Olivata-Livata”!
(In seguito, un convegno di studio, in un albergo di Livata, sembrava porre l’alternativa :
lo sviluppo di questi luoghi doveva essere legato all’agro-silvo-pastorale o al turismo?
Ma, paradossalmente, eravamo già in un albergo….
Presiedeva il Sottosegretario On. Matteo Matteotti , favorevole alla “vocazione
turistica”.)
IN PRECEDENZA LIVATA DAVA DA VIVERE A QUALCUNO, ERA UNA
RISORSA ECONOMICA?
Per secoli si guardò alla montagna come una risorsa estrema per la vita delle popolazioni
rurali: allora, la maggioranza.
Si saliva su quella “cornice” boscosa per vari motivi: il pascolo, il taglio del bosco, la
produzione in loco di carbone vegetale, la provvista di neve fresca in appositi “pozzi”
(da ri-scavare in estate e rivendere come materia rinfrescante a osterie e ristoranti), per la
legna da ardere concessa dal Comune ai cittadini in base agli USI CIVICI medievali, e –
fatto importantissimo- per il PELLEGRINAGGIO A PIEDI DA SUBIACO AL
SANTUARIO DELLA SS. TRINITA’.
Qualunque fosse l’obiettivo della faticosa salita di due o tre ore, il percorso (a piedi o su
una “cavalcatura”) era, nel dialetto sublacense:
Ficcatu-Rusciu-Montore-salita di Vannoli-curva delle Fosse-la Rotte (grotta) con il
prezioso fontanile per uomini e bestie-Tollano,curve in sequenza per almeno un’ora di
cammino ( da qui la vista dell’abitato di Subiaco), poi, come all’improvviso, la prima
spianata di Livata-cisterna, pianoro della “chiesuola” con annesso recinto per gli animali
e abbeveratoio; Collicchioio, e vista della “Bandita” (non si sa cosa vi fosse bandito o
proibito )- curvone di Stellante, poi direttamente per Campo dell’Osso-Campo Minio- le
Vedute del monte Autore e, finalmente…dopo la discesa degli “scarparegli”, il Santuario
della Santissima Trinità!
IN QUEGLI ANNI, ORMAI REMOTI, CHI ANDAVA A LIVATA? -gli allevatori. I
VANNOLI erano personaggi quasi mitici che avevano vacche al pascolo brado e erano
costretti ad andarle a controllare e riunire. In inverno poi (visto che non praticavano la
transumanza, se non in pochi casi, nelle campagne sublacensi) dovevano radunarle nel
“remissinu”( con stazzi di tavole separati, per vacche, pecore, capre e qualche cavallo) e
fornirle di fieno e acqua . Questi allevatori si muovevano attraverso la nostra montagna
con una bisaccia per la “stoccia” e una borraccia d’acqua, camminando anche dalle stelle
alle stelle. Altro che cow-boys!;
-i taglialegna e i carbonai (uomini forti, che pernottavano in montagna protetti da
capannucce che loro stessi costruivano con travicelli, ”toppe erbose” e carta
incatramata);
-le “Guardie Forestali”, benemeriti gestori in economia dei “cantieri di lavoro” per la
costruzione integrale della strada carrozzabile da Montore a Monte Livata –
Bandita e fino alle falde di Monte Autore. Il loro Generale Angelo Crisci fu ispiratore e
direttore di tutti i lavori. Era competente, appassionato e capace, coadiuvato dal
Col.Radicchi. Le Guardie Forestali “marcavano” le piante-guide in caso di taglio del
bosco e le grandi piante da riservare per eventuali necessità belliche. Si comportavano
amichevolmente con taglialegna, carbonai e pastori. Arrivavano a chiamare tutti per
nome e a bere con loro un bicchiere…
-i lavoratori-contadini che costruirono la strada montana su terreno roccioso: mediante i
“cantieri di lavoro” , istituiti in Italia per contrastare la disoccupazione. Lavorano quattro
ore al giorno, erano pagati con somme piccole, ma potevano ogni pomeriggio dedicarsi
ai lavori nella loro “campagna” di famiglia. (In altri luoghi questi “cantieri” produssero
poco: a LIVATA furono un successo duraturo. La strada Subiaco-Livata è ancora lì.
Come sono verdeggianti i rimboschimenti , per cui Monte Calvo, non è più
calvo…Anzi! Bisognerebbe tornare alla vecchia idea di chiamarlo MONTE
D’EUROPA, o meglio Monte S. Benedetto Patrono d’Europa!)).
Costruivano anche vari volubri cementati, per l’abbeverata delle bestie, e recinzioni con
rete metallica, intorno all’imboccatura delle “sfonnatore” -i numerosi fenomeni carsici ,
in una geologia porosa e con poche acque superficiali. Per tutti questi lavori non ci
furono infortuni seri. Solo, a strada costruita e agibile, l’imperizia di guidatore di auto
costò la vita a Ernesto Raponi, un serio e laborioso imprenditore di industria boschiva;
- i contadini, spinti dalla carestia della guerra, che seminavano il grano nel pianoro a
1.400 metri sul mare, con una resa di appena 7 volte la semina;
-i rari cacciatori, che non si consideravano “sportivi”, ma procacciatori di integrazione
alimentare per la mensa familiare.
-i raccoglitori occasionali di fragole, lamponi. uva spina (ribes), che si nutrivano anche
di cardi, debitamente ripuliti dalle spine… e lumache. Ma solo alcuni conoscevano, per
esperienza, i migliori “posti delle fragole”.
In seguito, si aprirono a raggiera altre due strade: verso Campaegli e Cervara e verso
Fondi di Jenne e Jenne. La strada per LE VEDUTE fu asfaltata fin a Campo Minio; il
resto fu, giustamente, lasciato a fondo naturale, ma carreggiabile.
-i pecorai erano pochi, quasi solo di intere famiglie; i caprai ancora meno; in inverno
scendevano nelle campagne di Subiaco.
Praticavano la “rotazione” dedicando varie porzioni di terreno erboso, ogni anno, e
separando le pecore – che strappano pure le radici dell’erba, e le capre che brucano più
“in altezza”: in tutti i casi concimando il terreno.
Erano amici tra loro e si difendevano insieme dai pericoli dei lupi.
Erano in contatto con i pastori di Jenne. Qui cantavano:”Libero sei pastore“; sei figlio
del Signore..”. Liberi sì, ma con un lavoro durissimo e solo dodici giorni all’anno di
ferie. Qualche padre Benedettino garantiva assistenza religiosa mediante la “Pia Unione
Pastori”. E’ restata traccia di tutto questo nel toponimo “Pozzo dei Monaci” . A Subiaco
aveva attecchito un canto tra il serio e il faceto:”Ju pecoraru che ne ve da mogne.. se
crede d’esse Sindicu e notaru…”. Di questo mondo pastorale sono restati solo i
soprannomi familiari (benedetti / maledetti soprannomi paesani: un arcaismo da
abbandonare!).
-i molti pellegrini per la Santissima Trinità, anche riuniti in “compagnie” delle
Confraternite, di Subiaco e di paesi circonvicini.
Chiamare “LIVATESI” queste persone… sembra eccessivo. Sono benemeriti
frequentatori, col sudore della fronte.
Pochi di questi frequentatori della nostra montagna godevano del gusto estetico della
visione dei panorami, dei paesaggi mozzafiato, dei tramonti e delle aurore incredibili:
tutti avevano in mente il loro obiettivo: lavoro o devozione pellegrinante.
COMINCIA IL TURISMO SPORTIVO
Negli anni ’50 del secolo scorso fecero capolino i primi appassionati di sci e di panorami
estivi.
I primi sciatori- andavano a piedi, sciavano per ore e tornavano a Subiaco a piedi Erano
considerati degli originali e quasi motteggiati. I primi appassionati, che hanno quasi
“imposto” la notorietà di LIVATA, sono stati l’Avv. Bogino e i suoi parenti tiburtini,
Enrico Gori, Dante Orlandi, i giovani di Azione cattolica di Santa Maria della Valle,
Don Nazareno Nocilli, e vari professori delle scuole di Subiaco; ma, in particolare, molti
amici residenti a Tivoli e dintorni.
Poi, nel 1956, a Livata si celebrò la PRIMA “FESTA NAZIONALE DELLA
MONTAGNA”, con la partecipazione del Ministro del tempo Emilio COLOMBO. FU
UN SUCCESSO, CHE “LANCIO’” LIVATA IN TUTTE LE STAGIONI, MA
SOPRATTUTTO PER LO SCI.
VENNE ANCHE LA LOTTIZZAZIONE, per incentivare la costruzione di alberghi e di
villette private.
La gratuità della cessione del lotto, dietro impegno a costruire entro un anno, forse fu
una ingenuità, perché provocò un fiorire di usi ed abusi, difficili da controllare.
Le richieste effettivamente piovvero, ma qualcuno, come suol dirsi, “ci marciò”,
tentando di allargare, più o meno consapevolmente, il proprio lotto o rinviando i tempi
per la costruzione. Luciano Lama, Segretario nazionale della CGIL si costruì una
modesta villa, lungo la via per Campo dell’Osso. E così qualche giudice romano,
un ambasciatore, qualche giornalista… E il Cav. Bettoja, capo degli albergatori romani e
oriundo di Subiaco
Alla fine, l’operazione fu sostanzialmente positiva. Con la logica del “dopo”…..ci
sarebbe voluta l’opera non dell’Ufficio Tecnico comunale, ma di un architetto urbanista
o un urbanista ecologista! Col senno e la nuova e attuale mentalità, non si possono
giudicare fatti passati…
L’acquedotto . Dopo anni di ricerche e tentativi (dalla sorgente dell’Acqua dei Piccioni e
da Tollano, con risalita a pressione; e dal Cesone, , “per servire a caduta Campo
dell’Osso”). Adesso c’è la garanzia sufficiente per il consumo d’acqua necessario “in
loco”. E’ una risorsa anche questa. Adesso, con la dotazione del PNRR “europeo”, si
porrà mano alla distribuzione. E poi anche al depuratore. Attendiamo fiduciosi.
Sorsero gli alberghi LIVATA, ITALIA, AGRA’, EUROPA ; i ristoranti DA
CHECCHINA, CELLANETTI, IL CAPRIOLO; e vari bar.
ADESSO LIVATA VA, DI FORZA PROPRIA e “AD MAIORA”!
Qualche ulteriore noterella di colore, ad uso dei più giovani.
L’attrezzatura personale per lo sci degli inizi” era semplice: sci lunghissimi, con
“attacchi” a mò di lacci con fibbia, e due bastoni/racchette e zaini uso militare.
In molte abitazioni si conservano ancora in soffitta queste desuete attrezzature…
Gli impianti di risalita hanno fatto grandi passi avanti: dalle semplici sciovie, alle
seggiovie.
L’affluenza di sciatori e visitatori estivi è scesa (rispetto ai pienoni iniziali) fin da
quando si aprirono gli impianti analoghi di Campo Staffi e di Campo Felice.
Nessuna velleità di competere col Terminillo…Livata è una bella realtà.
Le vedute che si godono( ora che il gusto della lentezza è cresciuto nel post-COVID), e
sono senza uguali: lungo la salita dalla Rotte ; allo sbocco del primo pianoro; alla
vecchia “chiesuola”; allo sbocco dominante la Bandita, su su fino alle VEDUTE – che
hanno meritato da sempre questo nome-, dove una croce di ferro invita i pellegrini a un
primo muto saluto al santuario della SS. Trinità, laggiù’, sotto la falesia della Tagliata.
Come afferma il prof. Antonio Paolucci – già direttore dei Musei Vaticani-
: “dobbiamo usare le nostre due fotocamere: i nostri due occhi… più che macchine
fotografiche e telefonini!”
Le famigliole scelgono la radura erbosa della Curva di Stellante per sostare, far giocare e
“caprioleggiare” liberamente i bambini, e godersi, a seconda dei casi, il sole, l’ombra, il
silenzio, il venticello e lo stormire dei faggi circostanti.
Altra passeggiata da celebrare è Valle Maiura, ampia vallata abitata da faggi secolari,
che paiono non finire mai.
La chiesa – dedicata non a caso alla SS. Trinità- non sarà mai Parrocchia di Livata, con
un po’ di popolazione stabile; ma un punto di incontro religioso, nelle domeniche e altre
feste.
IL FUTURO
Ci basta un po’ più di neve, a tempo debito; e il bel panorama soleggiato , già assicurato
per quasi tutto l’anno.
LUNGA VITA A MONTE LIVATA E AI SUOI “OPERATORI” MONTE LIVATA- CAMPO DELL’OSSO : E FREQUENTATORI!